giovedì 25 luglio 2013

Parlando di "Stoned Without The Sun"


Abbiamo già ampiamente annunciato da questo blog l’uscita imminente di “Stoned Without The Sun” dei Kali Yuga, album che anni fa fu sul punto di uscire e che invece per varie vicissitudini fu letteralmente perso, fino al fortuito ritrovamento di questi ultimi mesi. Con Giancarlo Pirrone, storico chitarrista dei KY, abbiamo fatto una simpatica chiacchierata per ricostruire la storia di questo album che non è esagerato definire “leggendario”.


Stereo Stefania:

Chi erano i Kali Yuga nel 95? Qual era la cifra artistica che portò allora alla nascita di “Stoned Without The Sun”?

Giancarlo Pirrone:

La formazione dei Kali Yuga era per metà diversa da quella attuale: Alberto Cancellieri al basso e Ivan Paolini alla batteria, oggi sostituiti da Fabrizio Vittorietti (basso), con cui abbiamo suonato già dalla fine del ’96 fino all’inizio del ’99 quando ci siamo sciolti, e da Alessandro Guccione (batteria). Ricordo che entrammo in studio nel dicembre del ’95 come eravamo soliti fare nello studio del nostro amico Tino Paratore dove facevamo delle session live. Questi 5 brani sono frutto del periodo torinese (quando Bizio e Alberto vivevano stabilmente a Torino, mentre io e Ivan facevamo avanti e indietro da Palermo) quando quasi mai ci trovavamo a scrivere dei pezzi prima per poi provarli con gli altri. Tutto nasceva da sessions di ore in cui provavamo tutti insieme. Solo dopo, nella fase successiva in cui c’è una scrittura più attenta, Bizio scriveva i testi (il testo di “The Underwater Snake… is Waiting” è scritto da Ivan Paolini). Quindi poi c’era la fase di chiusura dei brani. Comunque concorrevamo tutti e quattro alle idee e all’arrangiamento che allora era molto psichedelico. L’album lo abbiamo registrato in tre giorni, suonavamo in diretta tutti insieme, un periodo in cui eravamo dentro la musica 24 ore su 24. In sala di registrazione, suonando anche molto dal vivo, eravamo sempre carichi e preparati, in grado di registrare le take dei pezzi tutte di seguito, tutte live. Solo dopo si sceglievano quelle fatte meglio e si aggiungevamo pochissimi overdub. Poi c’era la produzione, il mixaggio, la chiusura dell’arrangiamento curato da Paratore, e poi insieme l’ascolto finale e la chiusura definitiva. Questo in tre giorni si poteva fare.

L’album è in realtà un EP. Inizialmente dovevano andare quattro dei pezzi registrati, mentre oggi nel 2013 c’è un outtake che abbiamo deciso di inserire come bonus track, “True Lies”.

Stereo Stefania:

Voi registrate a Torino e cosa succede a quel punto?

Giancarlo:

Dopo la registrazione nel dicembre del ’95 torniamo tutti quanti a vivere a Palermo in pianta stabile, e come sempre capita in queste occasione ci ritrovavamo con un prodotto di cui eravamo soddisfatti. Lo volevamo stampare, lo avevamo fatto ascoltare ad amici, e per una serie di rapporti di lavoro che c’erano già stati cominciamo a parlarne con un’etichetta catanese molto motivata. Il suo patron era interessato a realizzare il cd, c’eravamo visti molte volte a Catania per decidere come muoverci, come organizzarci, gli avevamo dato tutto il materiale: il master su dat, le grafiche pronte… all’epoca si facevano le grafiche coi lucidi, si usavano i computer al minimo ma tutto il resto lo affidavi a un’agenzia… era una roba molto più complicata.

Stereo Stefania.

Insomma la macchina si era avviata con naturalezza…

Giancarlo:

Sì sì, assolutamente! Ora non ricordo con precisione se per la primavera o per l’autunno… ma comunque aspettavamo l’uscita del cd per il ’96. Ad un certo punto però il tizio sparisce dalla circolazione. Irrintracciabile. Non ne sapeva più nulla nessuno!

Stereo Stefania:

Nemmeno telefonicamente riuscivate a mettervi in contatto con lui?

Giancarlo:

No! Sai che vuol dire sparito nel nulla? Proprio sparito nel nulla!

Stereo Stefania:

In quanto tempo avete capito che eravate nei guai?

Giancarlo:

In un paio di mesi. Le produzioni indipendenti non hanno una scaletta e un’agenda precisissima e quindi non ti stupisci se trascorrono giorni, settimane. Comprendi che possono esserci problemi, difficoltà e non ti preoccupi più di tanto. Ma dopo due mesi… abbiamo realizzato che c’era seriamente qualcosa che non andava! Amici a Catania ci confermarono che il tizio si era volatilizzato con le nostre grafiche, il master del disco… che per noi in quel momento era l’unico! La delusione è stata enorme. Sapevamo di essere in un momento di passaggio fondamentale dopo anni densi, pieni di attività e belle soddisfazioni, sapevamo che questo ritorno a Palermo comportava un cambiamento importante.

Stereo Stefania:

L’album rappresentava questo cambiamento, rappresentava anche la vostra possibilità di continuare su una nuova strada?

Giancarlo:

Esattamente! Per quanto attivi fossimo eravamo sempre un gruppo indipendente e molto underground. Quindi fare un disco ogni tanto serve anche per muoversi, per presentare qualcosa di nuovo quando vai in giro a suonare ai concerti. Sono cose che devono funzionare e girare con un certo ritmo. D’accordo, non è il ritmo del mainstream estremamente rigido, ma si devono fare perché aumentano gli stimoli, perché la direzione musicale una volta che realizzi un lavoro si cristallizza verso una direzione per poi andare oltre, ecc. Un disco che non esce ti lascia in sospeso.

Stereo Stefania.

Quando vi siete resi conto di quello che era accaduto con il vostro materiale così prezioso, come può essere prezioso per qualunque artista, ma in questo caso caricato ulteriormente di altri valori, come vi siete sentiti?

Giancarlo:

Parecchio delusi. Delusi perché eticamente l’underground ha un valore di un certo tipo… spesso non scrivi nulla, fai tutto sulla parola. Perché si fa per la musica e non si fa per altri motivi! E quindi la delusione è stata umana oltre che artistica.

Stereo Stefania:

Tra l’altro un album già atteso allora…

Giancarlo:

Devo dire di sì, c’era una certa aspettativa. Avevamo avuto un ottimo riscontro di critica con l’uscita del primo EP nel ’94.

Stereo Stefania:

Questa cocente delusione segna anche una battuta d’arresto generale nella vostra vena creativa, nelle vostre intenzioni?

Giancarlo:

In realtà… inizialmente ci ha aiutato a prendere alcune decisioni drastiche e a dare una sterzata: il cambio del bassista, l’ingresso di Fabrizio Vittorietti, che conoscevamo come musicista che andava verso una direzione in cui stavamo e volevamo andare anche noi, il fare subito musica... Alla fine del ’96 avevamo già fatto un provino con materiale nuovo. La nostra reazione è stata quella di buttarci sulla musica e fare roba nuova. Era cambiato inoltre il feeling di quello che volevamo proporre perché da un periodo psichedelico ci stavamo spostando verso una direzione più noise, che poi è stata quella che abbiamo sviluppato da lì a tre anni e che poi siamo riusciti a mettere in un disco del ’99, un 45 giri split con i One Dimensional Man. Lì ci sono due pezzi -bluesaccio molto noisy- registrati tra l’altro con uno che allora era tra i primi a farlo e a farlo bene in Italia, mi riferisco al primo chitarrista dei One Dimensional Man, Massimo Sartor.

Stereo Stefania:

Nel ’99 vi sciogliete… ma facciamo un salto temporale avanti nel tempo, circa tredici anni… Quest’album perduto, disperatemente desiderato, dimenticato, invece salta fuori! Che cosa è accaduto?

Giancarlo:

Funziona un po’ come un’amnesia guarita! C’è un buco di parecchi anni e una rimozione psicologica del fatto. Quando ci siamo rivisti nel novembre del 2012 in occasione della presentazione del libro di Daniele Sabatucci (“Palermo al tempo del vinile”. N.d.R.) abbiamo deciso di rimetterci a suonare e riprendere i vecchi contatti. Incontro Tino Paratore che era venuto a suonare ai Candelai. E gli chiesi se niente niente aveva ancora le vecchie registrazioni di “Stoned Without The Sun”.

Stereo Stefania:

Nemmeno nel ’96 vi era venuto in mente di chiederlo a lui?

Giancarlo:

Capito perché ti dico rimozione? Non mi rendo conto di come sia potuto avvenire che né a me né a Bizio, che quanto meno ci siamo sempre occupati di questi aspetti organizzativi, sia mai venuto in mente di chiedere a Tino se avesse un’altra copia del master. Mi sembra assurdo… ma eravamo convinti al 100% senza nessuna giustificazione razionale che non ci fosse altro e che il master dato al discografico fosse l’unico esistente. Quindi quando ribecco Tino gli chiedo se per caso aveva le registrazioni e mi dice di tenere a vista le bobine di tutte le registrazioni storiche degli ultimi vent’anni. Bobine voleva dire rendersi conto se suonavano ancora, rifare tutto il mixaggio… Comunque… mi richiama un paio di settimane dopo e mi dice che invece negli scatoloni che conservava in magazzino aveva trovato un master con i pezzi di “Stoned Without The Sun”! Dopo di che parlo con i ragazzi di Qanat Records che immediatamente si mettono a disposizione per stamparlo!

Stereo Stefania:

Entra in scena Qanat.

Giancarlo:

Il mixaggio è quello originale del ’95 chiaramente rimasterizzato, se ne è occupato con molto piacere nuovamente Tino Paratore che brevi manu ci ha portato qui a Palermo il master rimasterizzato. A quel punto lo abbiamo consegnato nelle mani della Qanat Records. Visto che i ragazzi hanno la bella idea di stampare o ristampare ciò che come un errore non fu pubblicato in passato hanno pensato che non c’era migliore occasione per inserire il disco dei Kali Yuga nella collana ERRATA CORRIGE come secondo volume. Il disco uscirà ufficialmente il 4 agosto e lo presenteremo live al Beat Full Festival all’Oasi Lago di Piana degli Albanesi proprio il 4 agosto (2-3-4 Agosto). Fino ad allora sulla pagina bandcamp dedicata a “Stoned Without The Sun” dei Kali Yuga saranno messi in rotazione i cinque brani dell’album.

Stereo Stefania:

I Kali Yuga non se ne vanno più?

Giancarlo:

Mentre esce “Stoned Without The Sun” che rappresenta il ponte tra passato e futuro, nel frattempo siamo negli studi della 800a Records di Fabio Rizzo dove stiamo per concludere le registrazioni di quattro nuovi pezzi che sono in parte dell’ultimissimo repertorio noise (‘98-‘99) e in parte dei giorni recenti. Siamo molto orgogliosi. Per quanto mi riguarda ci sono due-tre cose che devono accadere quando c’è un progetto musicale vivo: registrare periodicamente quello che fai, suonarlo dal vivo, avere un bel feedback da parte di chi ascolta e degli addetti ai lavori, e questa volta sembra che stia andando tutto bene!

Stereo Stefania

In bocca al lupo di cuore!

Giancarlo:

Grazie e a presto

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